giovedì 12 giugno 2014

Italiano di che ti lamenti ?

Il post non è poi così tanto provocatorio: prende spunto da questa slide che fa un'efficace sintesi delle nostre abitudini di consumo, che abbiamo ormai consolidato nel vivere quotidiano senza, forse, neppure accorgercene.
Compriamo, mangiamo, beviamo e ci vestiamo tutto estero.

Qualcuno dirà: se vuoi che il tuo Paese produca, compra ciò di che è capace a produrre. Elementare Watson, se non fosse che quegli stessi prodotti, che qui vediamo elencati, realizzati in Italia sono meno competitivi e meno concorrenziali.

Le ragioni di tutto questo coincidono esattamente con le ragioni per cui siamo in crisi.  E perchè siamo in crisi ? Qui il dibattito politico ed economico si divide.
Da una parte c'è chi individua le ragioni del nostro declino nella "castacriccacorruzionedebito" (su cui rinvio a questo post).
Altri invece ritengono che il problema risieda sul lato offerta, vale a dire nella caduta di produttività italiana e nella carenza di investimenti privati.

Ma siamo sicuri che sia questa la corretta chiave di lettura ? E' mai possibile che abbiamo perso - improvvisamente - la nostra capacità di fare e di fare bene, di competere, noi italiani che abbiamo diffuso e fatto apprezzare il Made in Italy in tutto il mondo ?

Se vogliamo dare una risposta credibile al legittimo interrogativo, dobbiamo necessariamente volgere il nostro sguardo al "passato", alla storia economica più recente da cui emerge un dato inconfutabile: i cali di produttività italiana - e conseguentemente la perdita di competitività - hanno sempre e sistematicamente coinciso con l'introduzione di cambi fissi: è successo dopo il 1979, quando l'Italia entrò nello SME, dopo il 1987 quando entrammo nello SME credibile (regime di cambio ancora più rigido) e infine nel 1996 quando l'allora Governo Prodi diede corso al programma di rivalutazione per il nostro ingresso nella tonnara dell'Euro.

Già, perchè,  fra le tante sciagure che abbiamo patito e stiamo patendo, c'è la sventura di esserci agganciati ad una valuta (l'Euro) che, essendo una media fra tutte le monete confluite nel "club dell'Eurozona", risulta artificiamente sopravvalutata rispetto alle nostre caratteristiche economiche.

E' successo, infatti, che passando dalla lira all'Euro, l'Italia sia passata da una valute "debole" ad una più forte; di converso, la Germania, passando dal marco all'Euro è passata da una moneta "forte" ad una più debole.

Abbiamo assistito a bank-run ? ossia a corse agli sportelli presso le banche tedesche per prelevare i propri marchi e scongiurare la pericolosa svalutazione della propria valuta ? Macchè, nient'affatto, anzi ....

I tedeschi sono passati da una divisa (il marco) che rispetto al dollaro si rivalutava, ad una valuta (l'Euro) che nei suoi primi anni si è addirittura svalutato del 30 % rispetto al $.

Così, la casalinga di Dusseldorf ha continuato a fare la propria spesa nei supermercati di Dusseldorf, a comprare i suoi prodotti, i pendolari hanno continuato a usare i mezzi di trasporto tedeschi, ecc. ecc.

L'area valutaria dell'Euro ha di fatto chiuso i mercati di sbocco ai prodotti italiani, dando luogo ad una flessione di esportazioni nette. Va da sè che, esportando meno, si vendano meno prodotti e, di conseguenza, gli imprenditori abbiano meno risorse da investire per innovare, migliorare i prodotti.

I dati storici sono impietosi su questo fenomeno: la produttività media del lavoro è crollata in 40 anni, dimezzandosi dal 4% (dal 1970 al 1980) al 2% (dal 1981 al 1995), per poi declinare, ulteriormente, allo 0,2% nel periodo 1996 - 2009.

Queste considerazioni nulla vogliono, nè intendono rappresentare un'alibi ai mali storici italiani che peraltro non hanno impedito buone performance in altre circostanze temporali (il riallineamento del cambio nel 1984 ha effettivamente dato una "boccata d'ossigeno" alla nostro produttività; l'uscita dallo SME nel '92 ha ridato impulso positivo alla nostra produttività che ha recuperato su quella tedesca).

Ma, come vederemo, non finisce qui perchè noi Italiani brilliamo per astuzia solo nelle barzellette con tedeschi, francesi, ma quando si parla di economia e finanza ci facciamo spennare come polli.




1 commento:

  1. L'italiano si lamenta ma poi vota sempre gli stessi e nelle scorse elezioni ha dimostrato di apprezzare oltre ogni previsione gli europeisti:
    chi è causa del suo mal pianga sè stesso.

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