giovedì 19 giugno 2014

Le Nostre Tasse

Siamo a cavallo di vari adempimenti fiscali: tributi, tasse, imposte, accise sono esercizio del potere d'imperio attraverso il quale, oggi, lo Stato e le sue articolazioni periferiche finanziano l'erogazione dei servizi pubblici.

Sono, più esattamente, prelievi forzosi sugli stock di ricchezze e sui flussi di redditi dei cittadini e rappresentano, accanto all'emissione dei titoli di stato, le risorse in entrata per il bilancio dello Stato.

Lo Stato è dunque parificabile, oggi, ad un padre di famiglia che, per le esigenze di funzionamento del  suo "consorzio", preleva coattivamente dai suoi componenti quelle prestazioni a contenuto patrimoniale necessarie al suo funzionamento.

E' così dalla notte dei tempi, dall'epoca del diritto romano, e ancor di più - oggi - nei 16 paesi dell'Eurozona, in cui le nostre tasse servono a dar danaro allo Stato per finanziare il suo fabbisogno monetario, perchè oggi quei Paesi non possono più spendere, essendosi espropriati della loro moneta.

Già l'idea che lo Stato "spenda" in sè è equivoca: sottende ad una surretizia sottrazione di risorse, impiegate in un settore, con potenziale sacrificio per un altro.

Lo Stato, se è proprietario della moneta, non spende e non crea alcun debito con nessuno dei suoi cittadini. D'altro canto è intuitivo che le tasse con moneta sovrana non possano pagare alcunchè, visto che rappresentano quelle stesse risorse finanziarie precedentemente immesse nella collettività e che, poi, lo Stato si riprende indietro in percentuale inferiore.

Oltretutto, un governo a moneta sovrana, proprietario della moneta, perchè mai dovrebbe complicarsi la vita riprendendosela indietro, per poi rispenderla nuovamente ? .. Fa prima a crearne dell'altra, dato che la moneta, dal 1971, non ha più alcun rapporto con metalli preziosi, circola con "valore fiduciario" ed ha potere solutorio (liberatorio) dei pagamenti, con effetto estintivo di tutti i rapporti economici e patrimoniali.

Le tasse, dunque, a che servono in uno Stato sovrano, proprietario della moneta ? Giuridicamente, è la nostra Costituzione a chiarirne le finalità. Sono un mezzo attraverso il quale  i cittadini concorrono alla spesa pubblica, in ragione della propria capacità contributiva (attitudine economica a produrre reddito e ricchezza) che viene calcolata sulla base di indici diretti (reddito, patrimonio ed incrementi patrimoniali) ed indiretti (consumi,spese e affari) rivelatori di ricchezza.

Questo dovere di partecipazione solidaristica alla spesa è improntato dal costituente su criteri di progressività.

Questo significa che la Costituzione instrada il legislatore ordinario sul piano metodologico di prelievo: la progressività, appunto, che s'ottiene semplicemente attraverso l'applicazione di aliquote marginali superiori a quelle medie, o - se preferite - attraverso un approccio di non regressività del sistema. Ne consegue che il legislatore ordinario resta libero di modellare il sistema di progressivo del sistema tributario nella più totale discrezionalità: sarà una sua scelta puramente politica adottare un criterio di progressività estrema, moderata o attenuata, così come la graduazione delle aliquote o l’introduzione di deduzioni e detrazioni.

Allo stesso modo, i criteri di progressività enunciati dalla Costituzione non impongono neppure l'adozione di aliquote graduate, perché la progressione del prelievo può essere ottenuta anche adottando imposte ad aliquota proporzionale con esenzione alla base e/o un sistema di deduzioni o detrazioni decrescenti al crescere del reddito.

Nei limiti del vincolo costituzionale della progressività, il legislatore potrà "plasmare" il sistema nei metodi e nelle modalità a lui più congeniali.

Dal punto di vista economico, poi, il prelievo tributario è una sottrazione coatta di denaro che viene distrutto.

La tassazione potrà dunque assolvere varie esigenze

  1. tenere a freno il potere economico dei ceti possidenti,
  2. controllare l'inflazione,
  3. orientare i comportamenti di consumo, scoraggiandone taluni e favorendone degli altri.
  4. imporre ai cittadini l'uso della moneta nella regolamentazione giuridica di tutti i suoi rapporti aventi contenuti economico e patrimoniale. Se non esistesse l'obbligo a carico di tutti i cittadini di pagare le tasse con la moneta sovrana di uno Stato, lo Stato perderebbe il suo ruolo di autorità sul consorzio sociale.
Chiedete a chiunque "A cosa servono le tasse ?". Nella migliore delle ipotesi, la risposta sarà "Ad assicurare il fabbisogno monetario necessario al funzionamento dello Stato" che deve far fronte alle spese per la sanità, all'istruzione, alle infrastrutture, alle pensioni, ecc. Questo è ciò che accade attualmente fra i 16 paesi dell'Eurozona.
Nella peggiore delle ipotesi, otterrete la risposta contenuta nella slide.

La verità è un'altra: è impossibile che le vostre tasse finanzino alcunchè: sono soldi che il governo ha precedentemente immesso nella collettività e che POI si riprende indietro in misura inferiore. Se non lo fa è perchè DEVE perseguire quel principio di pareggio di bilancio, per effetto del quale "spende in funzione di quante sono le sue entrate" . Ma così facendo impoverisce il suo consorzio. Se non lo fa, resta sotto il ricatto dei mercati finanziari cui dovrà firmare dei veri e propri "pagherò cambiari" (i suoi titoli di Stato), indebitandosi. E i debiti vanno ripagati, sempre, con l'aggravio degli interessi.





4 commenti:

  1. Pienamente d'accordo con la sovranità monetaria, faccio solo notare che il denaro è praticamente un titolo di credito se "pagabile a vista al portatore" quindi un debito per chi lo emette (da cui l'esigenza antica di avere scorte d'oro a garanzia almeno di una parte del valore): non è possibile eccedere nell'emissione monetaria.
    Per quanto riguarda la slide trovo difficile una netta distinzione fra stato e mafia considerando le vicende giudiziarie di molti politici italiani in particolare dopo la trattativa stato-mafia....
    "Politica e mafia sono due poteri che vivono sul controllo dello stesso territorio: o si fanno la guerra o si mettono d'accordo" Borsellino

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    1. Caro Alessandro, la questione è che le monete non hanno più alcun legame con le riserve auree.
      Gli accordi di Bretton Woods del 1944, con cui si stabiliva un vincolo quantitativo del dollaro americano nel rapporto di cambio con l'oro (pari a 35 $ per oncia d'oro) sono stati superati nell'agosto del 1971: Nixon sospese la convertibilità del dollaro in oro e tutte le altre monete si sono sganciate dalla valuta americana.
      Da allora l'emissione monetaria non soggiace più a quel limite da te ricordato.

      Concordo con le restanti osservazioni non senza sottacere la necessità di recuperare la funzione dello Stato come mezzo per la realizzazione dei diritti costituzionali, senza la quale la separazione Stato-Mafia diventa sempre più ardua da realizzare.

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  2. E' l'autore della slide circolata su FB da cui ho preso spunto per il post in esame.

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