mercoledì 18 giugno 2014

Le regole di un Bravo Skipper

Vorrei parlare di cambi flessibili e cambi rigidi e lo voglio fare, come sto tentando da alcune settimane in  questo blog, in modo del tutto informale, ricorrendo anche a metafore che possano più efficacemente esplicare il funzionamento di meccanismi economici che, se dibattuti in forma accademica, resterebbero riservati nella cerchia degli addetti ai lavori, quindi per quei pochi eletti, muniti di raffinate ed elevate conoscenze teoriche.

Se la conclusione formulata dal prof. Gandolfo "Lancia una moneta in aria e avrai una previsione sul cambio a breve, a medio e talvolta anche lungo termine migliore di quella dei modelli economici" sintetizza, con la mirabile saggezza dei grandi, la possibilità di costruire solo una ragionevole previsione sul segno delle variazioni del cambio, senza tuttavia certezze nè sull'entità, nè, tantomeno, sul loro sentiero dinamico, la soluzione dei cambi flessibili, come scrisse John Meade - parafrasando l'atteggiamento di Churchill verso la democrazia -, è "il peggiore regime di cambio esclusi tutti gli altri".

Perchè allora si invoca il ritorno al cambio flessibile ? in che senso il cambio flessibile resta il peggiore regime di cambio esclusi tutti gli altri ?

Per fare questo vorrei richiamare la metafora del bravo skipper, il timoniere che comanda il suo equipaggio, che regola la tensione di quei cavi in metallo che sorreggono l'albero della barca e che ne determinano la messa in sicurezza, affinchè possa assorbire quelle turbolenze e raffiche improvvise di vento che si possono incontrare durante le andature in mare.

La mancata messa a punto delle sartìè (questo è il termine tecnico) può produrre la deformazione se non addirittura la rottura dell'albero. Di qui la necessità di adoperare tutti gli accorgimenti necessari a scongiurare eccessive flessioni all'indietro, soprattutto delle estremità molto alte degli alberi.

Il sistema dell'Eurozona è congegnato esattamente così: si impone a tutti una rigidità dei cavi (cambi) che toglie quelle capacità

  1. di riassorbimento agli shock esterni (raffiche di vento) che si possono incontrare;
  2. di appianare quelle divergenze strutturali (l'inflazione soprattutto) che, accumulandosi nel tempo, danno luogo a forti asimmetrie economiche.
Oggi per assicurare una direzione di avanzamento della barca a vela, pur di non aggiustare la tensione di quei cavi che garantiscono la stabilità del sistema economico, si decide di far dimagrire l'equipaggio (comprimendo i salari reali dei lavoratori), si buttano a mare salvagenti, sistemi di di emergenza e tutte le provviste che costituiscono la ricchezza del Paese (attraverso la riduzione dei deficit di bilancio). Questo è ciò che sta accadendo.

Come insegna Frenkel "non esiste un regime di cambio che vada bene per ogni Paese in ogni periodo", anche se c'è chi, molto convintamente, sostiene che i benefici dell'integrazione monetaria siano costituiti dalla certezza del cambio, vale a dire dai cambi fissi o moneta unica.

La flessibilità del cambio, nel contesto integrato di politiche di controlli sui movimenti di capitali e di merci atte a scongiurare speculazioni destabilizzanti, sono in grado di restituire maggiore stabilità macroeconomica,  una maggiore efficacia alle manovre di aggiustamento a episodi di turbolenza sui mercati o alle compensazione delle asimmetrie strutturali.

In un contesto come l'attuale in cui i Paesi più deboli non hanno la possibilità di difendersi, i Paesi forti non hanno alcun motivo per mitigare le proprie pretese. Se chi è aggredito è munito di strumenti difensivi potrà più agevolmente stimolare soluzioni cooperative che oggi sono ancora lontane a venire.


2 commenti:

  1. Tutto bene, ma non sono le sartie a dover essere messe a punto, cioè lo sono ma a priori, ma le scotte che vanno tesate o allascate a seconda della direzione del vento o della rotta. Quindi i parametri da variare in navigazione sono scotte e timone, sartie e stralli in cantiere.

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  2. Ringrazio per la precisazione tecnica marinaresca ;)

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