venerdì 13 marzo 2015

Note a margine del Convegno su Emergenza Lavoro

Sono particolarmente lieto dell'incontro che ieri il circolo culturale Quintino Sella ha organizzato sul tema dell'Emergenza Lavoro.

Dopo oltre 25 anni ho ritrovato un caro amico, Lanfranco Sette, con cui ho condiviso il percorso universitario nell'ateneo triestino e - soprattutto - ho riabbracciato l'Amico Antonio Maria Rinaldi.

Lo confesso: è un uomo carismatico.

Quando lo ascolto in conferenza ne apprezzo le formidabili doti di divulgazione: la sua competenza si coniuga con la passione di chi ama davvero questo Paese e sa arrivare al cuore di chi lo ascolta, riaccendendo quell'impegno che deve animarci tutti per la riconquista del futuro che da tempo ci è stato rubato.

L'Euro è uno strumento che sta sottraendo il lavoro anche qui, nel cuore del Nord Est, sul territorio del Friuli.

I dati sulla disoccupazione e la chiusura delle tante aziende locali, ricordati anche dai rappresentanti delle istituzioni, sono indissolubilmente legati a quella feroce competitività al ribasso che i trattati europei hanno imposto anche sul nostro territorio, non risparmiando nessuno in questa guerra che sta seminando disperazione e suicidi.

Chiedo venia Antonio se ieri mi sono permesso d'interromperti in punto di art. 11 della Costituzione, con quella precisazione che ritengo fondamentale nella comprensione dell'incompatibilità dei trattati con la Costituzione.

A queste mie parole, non posso però sottacere anche un appunto critico che mi sento di dovere rappresentarti in nome di quell'Amicizia (come vedi lo scrivo con la lettera maiuscola :) ) che mi lega a te e ai valori che condividiamo.

Lo scrivo da socio di Riscossa al mio Presidente: non condivido la tua apertura sul “reddito di cittadinanza”, sia pure nella temporaneità ed eccezionalità, che hai inteso ribadire nel parere che ieri ti è stato sollecitato.

Il reddito di cittadinanza, oggi sostenuto dai 5 stelle, implica la rinuncia a perseguire programmaticamente quegli strumenti di sostegno diretto e indiretto del lavoro, che la Costituzione pone come valore fondante della nostra nazione.

Significa accettare supinamente l'idea della sconfitta di uno Stato, l'accettazione della sua incapacità a voler affrontare e risolvere il problema della disoccupazione  quale principale emergenza sociale.

E' l'abdicazione a quegli strumenti costituzionali che servono invece a prevenirla.

Introdurre il reddito di cittadinanza in un'ottica temporeggiatrice è una soluzione non correttiva del "ciclo" economico da parte delle politiche fiscali e mira all'abituarsi della società a livelli di reddito che mortificano, ancora una volta, i princìpi ripetutamente calpestati della nostra Costituzione.

Da parte mia non c'è alcuna alcuna concessione su quel tema:  si esce dall'euro e si applica la Costituzione senza SE e senza MA, perseguendone nella sua interezza tutti quei valori che Lelio Basso e Piero Calamandrei ci hanno lasciato in eredità.


Ti saluto con la stima e l'affetto che sai e un arrivederci in quel di Pescara :)

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