martedì 13 gennaio 2015

Referendum NoEuro: Una strada sbagliata per una Battaglia Giusta

Anche a Udine il movimento 5 Stelle ha fatto approdare la sua raccolta firme per proporre il referendum NoEuro.

A scanso di equivoci, chiarisco fin dall'inizio di questo post: benchè sia contro l'Euro, il referendum è la soluzione sbagliata.

Le motivazioni risiedono negli argomenti che sono stati esposti dal suo leader-fondatore, Beppe Grillo, che, ad un banchetto, ha dichiarato : "... è frutto di una iniziativa popolare, più democratico di così.. è una raccolta firme che porteremo in Parlamento e lo obbligheremo a discutere di questa legge popolare che ci darà modo di proporre un referendum per uscire dall'euro..." Grillo richiama l'episodio del referendum consultivo del 1989 sul conferimento del mandato costituente al Parlamento europeo, eletto in quella stessa circostanza, a cui si s'intese affidare il compito di redigere una Costituzione europea da sottoporre, poi, alla ratifica degli organi degli Stati membri.

Tralasciando la circostanza, tutt'altro che irrilevante, rappresentata - in quell'occasione - dalla richiesta - tuttora disattesa - di munire l'Unione di un Governo responsabile davanti al Parlamento, è bene ricordare la peculiarità di quel referendum: si trattò di un referendum consultivo, non previsto dalla nostra Costituzione, per il quale il Parlamento dovette approvare una legge costituzionale ad hoc (la n. 2 del 3 aprile '89) con la doppia lettura di ogni Camera e - alla seconda votazione - con l'approvazione a maggioranza assoluta.

Quindi, a norma dell'art. 71 della Costituzione, il movimento 5 stelle ha avviato un disegno di legge costituzionale, d'iniziativa popolare, un testo già scritto ed articolato che possa essere immediatamente discusso ed eventualmente approvato per giungere ad un referendum consultivo nel quale chiedere l'opinione dei cittadini per uscire dall'Euro e adottare una nuova moneta nazionale.

Ritengo doverosa questa precisazione perchè sgombra il campo da un equivoco che si era creato nei mesi scorsi attorno alle modalità tecniche da percorrere, data l'impossibilità di una soluzione immediatamente abrogativa, per effetto del divieto sancito dal secondo comma dell'art. 75 Cost..

Quali sono dunque i limiti di questa soluzione dei 5 stelle ?

1) Anzitutto la forma del referendum che, se da un lato ha il lodevole obiettivo di promuovere la partecipazione democratica dei cittadini cui era stata precedentemente negata ogni possibilità di discussione su un tema così rilevante, dall'altro disvela la sua inutile efficacia: non ha valore vincolante per il Parlamento a fare alcunchè.

Mi si dirà: " D'accordo, ma si tratta pur sempre dell'unica arma democratica che si dispone. Con questi politici, qualsiasi legge per uscire dall'Euro sarà ignorata come in passato, ma sarà sempre sempre un segnale forte che la gente non ne può più dell'euro a trazione tedesca. ".

Sì, ma a che prezzo ?

Il panico diffuso dagli organi d'informazione, ridotti a mera cassa di risonanza dei poteri forti dell'euro, incuterà terrore su larghi strati della popolazione, convincendola - come sta già accadendo - che fuori dall'euro sarà la catastrofe, non ci sarà futuro: la retorica dei pretesi disastri irreparabili cui andremmo incontro avrebbe un ruolo decisivo per il buon esito del procedimento.

Secondariamente, i tempi tecnici (sopra accennati) di realizzazione, ammesso e non concesso che attorno alla iniziativa dei 5 stelle possa coagularsi un consenso politico che oggi non s'intravvede, non si conciliano con i tempi di reazione dei mercati finanziari.

In assenza di limitazioni alla libera circolazione dei capitali, il semplice annuncio di uscita dall'euro 

1. metterebbe in fuga i residui capitali ancora presenti e, soprattutto,

2. aprirebbe una speculazione selvaggia al ribasso sui titoli di stato italiano prezzati in euro che sconterebbero l'inevitabile svalutazione cui andrebbe incontro la nuova moneta.

Sarebbe dunque un'operazione pericolosissima, un massacro che metterebbe a serio repentaglio la tenuta (già debole) del nostro sistema bancario (compresi i depositi clienti) e,  in particolar modo, i risparmi italiani ancora investiti nei titoli di stato italiano e che potete valutare voi stessi in questo grafico.

Abbiamo imparato a conoscere negli ultimi anni la fibrillazione dei mercati finanziari che,  su ordini di grandezza significativamente inferiori (nel 2011 Deutsche Bank vendette appena una decina di miliardi di euro di tds italiani), scatenarono il caos sui nostri titoli, non avendo una banca nazionale che possa tamponare l'emorragia delle vendite, sostituendosi agli investitori esteri.

Mi spiace, la strada del referendum (giuridicamente legittima) è politicamente sbagliata, anzi pericolosissima.






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