Oggi Matteo Renzi era a Udine.
Per uscire dal teatro Giovanni (presidiato dalla polizia come in un derby calcistico) ha scelto la porta secondaria, senza affrontare le centinaia di persone che lo attendevano all'ingresso principale, presidiato da un finto cordone di forze dell'ordine che servivano solo a distogliere l'attenzione pubblica.
Avrei voluto dirgli in faccia che lui non rappresenta, nè tutela gli interessi di questa nazione: obbedisce agli interessi finanziari e del capitale che fanno capo all'estero e che trovano nell'euro lo strumento per la spoliazione della nostra sovranità, condannando le giovani generazioni ad un precariato diffuso e le fasce più anziane alla miseria .
Al popolo italiano è negato il diritto ad una vita libera e dignitosa in nome di una Europa i cui trattati smantellano le conquiste di diritti sociali sanciti nella Costituzione della Repubblica.
Queste parole, scritte di getto, le ho dette oggi ai microfoni de La7; dubito che verranno mai messe in onda, ma voglio ribadirle qui - a futura memoria - per consacrare quello che era un mio diritto a parlare con Matteo Renzi e che oggi mi è stato da lui negato.
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