Certo, ci vuole davvero una gran bella faccia di bronzo a pubblicare articoli disinformativi come questo, a firma di Giacomo Cangi (l'articolo è qui) in cui si scrive "... Prima dell'avvento dell'euro, il tasso d'interesse reale sul debito pubblico dell'Italia era superiore rispetto a quello di oggi".
A quale periodo allude ? Diamo un'occhiata al grafico qui sotto e che documenta l'andamento storico del rendimento reale dei titoli di Stato, cioè dell'interesse (al netto d'inflazione) con cui vengono remunerati i suddetti titoli. La linea verticale rappresenta la fatidica data del divorzio fra Banca d'Italia/Ministero del Tesoro.
Se il "temerario" Cangi avesse allargato l'orizzonte d'analisi, avrebbe scoperto da solo che prima dello sciagurato "divorzio, il tasso d'interesse reale (al netto dell'inflazione) sui titoli di stato italiano è stato in abbondante territorio negativo.
I dati sono riprodotti qui sotto.
Ebbene è di tutta evidenza l'escalation, subito dopo il c.d. "divorzio" dei tassi d'interessi reali: la spesa per interessi è aumentata di dieci punti in pochissimi anni. Se non bastassero questi dati, vengono in aiuto anche questo link e -per i più "duri" - le parole di Andreatta che in questo articolo scrisse: "Naturalmente la riduzione del signoraggio monetario e i tassi di interesse positivi in termini reali si tradussero rapidamento in un un nuovo grave problema per la politica economica, aumentando il fabbisogno del Tesoro e l'escalation del debito rispetto al prodotto nazionale".
L'opera di propaganda disinformativa degenera poi nel razzismo più bieco e sfrenato quando l'articolista aggiunge: "... Indipendentemente dalla moneta usata, l'Italia è il paese al 69° posto nell' Indice di Percezione della Corruzione 2014, a parità con la Grecia e la Bulgaria".
Anche in questo caso, se il nostro "eroe" avesse approfondito, avrebbe scoperto che
a) Italia e Germania, tra economia sommersa (330 mld. della prima contro i 350 mld. annui della seconda) e mazzette (280 dell'Italia e 250 mld. della Germania) viaggiano su valori pressochè corrispondenti (si legga il riferimento contenuto qui). Recentemente, il giornale tedesco Die Welt ha rincarato la dose, titolando come il livello di corruzione delle aziende tedesche sia quasi analogo a quelle nigeriane (fonte qui).
Al tafazzismo si aggiungono ulteriori riflessioni: in primo luogo, la magistratura tedesca soggiace al potere politico e di conseguenza è chiaramente manipolabile sulle risultanze istruttorie.
In secondo luogo, che senso ha richiamare l' Indice di Percezione della Corruzione che, oltre a non avere alcuna aderenza con le analisi empiriche obiettive, soffre di scarsa attendibilità metodologica, basando i propri dati sulle interviste fatte agli imprenditori.
Cangi sembra dimenticare la ciliegina sulla torta: l'indice di percezione della corruzione è elaborato dalla Trasparency International, un'organizzazione internazionale no profit finanziata (per ironia della sorte ?) dal settore corporate tedesche, commissione europea e vari ministeri tedeschi (qui trovate la fonte), su cui pesano colossali "conflitti d'interesse" che l'articolista si guarda bene dal mettere in luce.
Scrivere poi che anche fuori dall'euro l'Italia sarebbe sempre il paese della mafia, della camorra e della 'ndrangheta equivale a slogan del tipo "i tedeschi sono tutti nazisti" o "rom ladri" e via dicendo, con l'aggravante del sottinteso "tutti gli italiani ladri, eccetto me".
E questo mi fa schifo (forse) più di loro.
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