I primi dodici articoli della nostra Costituzione costituiscono l'ossatura giuridico-istituzionale intangibile del nostro Stato. Ne consegue, per costante giurisprudenza della Corte, che su questo settore di norme non vige il principio di supremazia del diritto comunitario che, dunque, cede il passo a tali norme.
La locuzione "democratica" che accompagna immediatamente il termine Repubblica nell'art. 1 sta a significare che il potere (cratos) è del popolo (demos).
La signoria suprema è dunque del popolo. La scelta dei nostri costituenti non lascia spazi a dubbi interpretativi sulla tipologia di Repubblica che hanno intesso impostare e che non va genericamente intesa, nè interpretata a favore di pochi (aristocratica od oligarchica): la Repubblica italiana è e si fonda sulla sovranità del popolo.
Ereditiamo questa distinzione fondamentale dal pensiero di Montesquieu ed è così importante che al secondo comma di questo articolo è stata ripetuta la formulazione: semmai qualcuno avesse equivocato la formulazione del primo cpv. La sovranità appartiene al popolo (art. 1 comma 2) e non è giuridicamente cedibile se non dal popolo.
In forza della nostra Costituzione non esiste alcun potere che permette a qualsiasi organo costituzionalmente rilevante di cedere sovranità senza il consenso popolare.
Le elezioni non sono altro che il conferimento del mandato all'esercizio della nostra sovranità, ma non certo della cessione. L'unico articolo, che troviamo nell'ambito dei princìpi fondamentali, che interviene sulla eventuale limitazione della titolarità della sovranità è l'art. 11 che ammette solamente limitazioni, non già cessioni (da intendersi, invece, come distacchi e perdite definitive), subordinatamente a
- a favore di organizzazioni internazionali che puntino a condizioni di pace E giustizia.
L'incremento esponenziale di ingiustizie e sperequazioni sociali sono all'evidenza di tutti e portano oggi al massacro dei diritti sociali.
Alcuni rappresentanti delle nostre istituzioni si sono impudentemente lanciati in dichiarazioni di pretesa cessione di sovranità del nostro Parlamento, che (lo ricordo ai meni avveduti) sono non soltanto illegittime, ma giuridicamente inesistenti perchè fatte da chi non aveva il potere di farle,
in omaggio al brocardo "delegatus non potest delegare".
La sovranità economica (che comprende quella monetaria e fiscale) è sicuramente il "cuore della sovranità nazionale" perchè nell'esercizio di essa un governo determina il destino e la vita di un popolo, dei suoi cittadini.
Non avendo più questo potere, perde il potere di caratterizzare il futuro del suo popolo.
Uno statista che cede la moneta del suo popolo diventa schiavo di qualcun altro ed è quello che accade oggi con gli speculatori biechi incontrollabili.
Nell'ambito delle relazioni internazionali non esiste che un soggetto sovranazionale od extranazionale come la BCE possa dare indicazioni coercitive sulle politiche interne di uno Stato: è una chiara ed inammissibile interferenza nella gestione e nel diritto interno degli Stati.
E' altresì inaccettabile la copertura col segreto, normativamente introdotto, di tutti gli atti collegati alla cessone della moneta. La conseguenza è stato lo svuotamento dei poteri del Parlamento che esautora il nostro diritto di voto perchè qualsiasi formazione politica sarà sempre comunque sottoposta al vincolo del ricatto dell'approvigionameto della moneta.
La conseguenza di tutto questo è la soggezione dei destini del popolo ai voleri delle oligarichie economiche e finanziarie che hanno pervaso le principali istituzioni europee e comunitarie con stretti collegamenti con il Fondo Monetario Internazionale.
Queste parole di denuncia trovano il loro precedente in quelle del prof. Bassanini che in un suo articolo aveva esplicitato questo disegno criminoso senza tuttavia ottenere il riscontro di alcun organo inquirente.
Le conseguenze sul piano economico di questi atti giuridici sono che tutte le risorse monetarie di cui uno Stato ha bisogno per finanziare i servizi essenziali (sanità, istruzione ecc. il c.d. Stato sociale) è derivano o dalla cessione del proprio patrimonio immobiliare, o dall'attività di prestito da parte di quegli stessi soggetti che oggi ne detengono il controllo (attraverso l'emissione di BTP, BOT) o attraverso il prelievo fiscale dalle tasche dei cittadini.
La conseguenza di quest'ultimo aspetto confligge con il nostro assetto costituzionale, integralmente sovrano, perchè le tasse non servono allo Stato italiano per finanziare alcunchè.
La spirale del debito è diventata così vorticosa che qualunque azione adottata con uno di questi strumenti sarà insufficiente a tamponare la crescita del debito.
Qual è dunque l'epilogo di tutto questo ? Ma è evidente: la fine dello Stato Sociale, dello Stato etico e nostro. E tutto questo si sapeva.
Ogni essere umano ha dunque il diritto di vivere con dignità. Qualsiasi disegno perde la sua nobiltà se passa sopra la vita anche di una sola persona.
In nome del più Europa si stanno commettendo sfacciate violazioni del diritto e dei princìpi e delle norme fondanti del nostro ordinamento giuridico. Sostengo quindi con forza l'improcrastinabilità della ripresa integrale ed incondizionata della nostra sovranità, inclusa quella monetaria che comporta l'uscita dall'Euro.
L'idea della rinegoziazione dei trattati è assolutamente infondata: la storia delle relazioni internazionali insegna che i trattati non si rinegoziano ma si stralciano, ancor più quando sono giuridicamente inesistenti perchè in palese contrasto con i principi cardine della nostra carta costituzionale.
Il primo Stato che esce non solo fa crollare questo castello di carte, ma libera tutti.
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