Ho ascoltato ieri la lectio magistralis del prof. Stiglitz nell'audizione della Camera. Per i più volenterosi questo è il link .
Lo dico subito, senza peli sulla lingua: ho trovato l'intervento di Stiglitz piuttosto modesto che riassumo nei seguenti passaggi:
1) la perdita del capitale umano giovanile, che non trova ingresso nel mondo del lavoro e che è stato compromesso irreversibilmente, quantificato da Stiglitz fra i 30 e 100 trilioni di dollari;
2) l'unico motivo per cui gli USA possano avere una crisi del proprio debito è che, nel lungo periodo, ci sia una prolungata mancanza di elettricità che impedisca ai computer della casa bianca di digitare numeri sul computer";
3) il più grande errore dell'Europa è stato quello di adottare l'Euro (e su questo non credo ci fosse bisogno di scomodare un premio Nobel) e porre dei limiti alla spesa a deficit (senza spiegarne il perchè); ha fatto cenno a Mundell ricordando che l'Europa non era un' unione monetaria ideale perchè non esistevano le condizioni ideali che potessero giustificare l'adozione di un'aggregazione monetaria. Stiglitz ha poi ricordato che anche dopo l'esplosione della crisi in Grecia, non sono stati realizzati quei cambiamenti che sarebbero stati necessari per far funzionare l'euro. Troppo pochi e tardivi.
3) Le riforme strutturali (che in italiano significa realizzare tagli ai salari dei dipendenti) sono IL PROBLEMA non la soluzione (ma va ?!);
4) Se si spende bene a deficit, poi, attraverso il moltiplicatore, si possono solo che migliorare le condizioni economiche.
Peccato che, al riguardo, il prof. Stiglitz abbia omesso di dire che questo effetto si possa dispiegare in presenza di sovranità monetaria, cioè di uno Stato (USA) che abbia la capacità di emettere e controllare l'emissione della moneta.
Già perchè questa prerogativa è oggi in mano alla BCE che "regala" 1500 miliardi a botta alle banche, le quali pagano il danaro allo 0,05% e ogni Stato membro dell'Eurozona, per finanziare la propria spesa pubblica, deve farsi prestare il danaro dalle banche al tasso di mercato. Questo la BCE lo fa utilizzando la sovranità monetaria degli Stati membri.
Ora, dire come fa Stiglitz, che una spesa "efficientata", attraverso il moltiplicatore, non fa altro che migliorare le condizioni economiche è un'imperdonabile errore: uno Stato dell'Eurozona, senza sovranità monetaria, politicamente impossibilitato a ricorrere agli eurobond (obbligazioni di debito pubblico, la cui solvibilità è garantita dagli stessi paesi dell'Eurozona il che significa che i paesi c.d. virtuosi" devono accollarsi gli oneri del debito dei PIIGS, con riflessi sul versante inflazionistico) non può dar vita ad alcun programma di crescita.
Mi ricorda tanto chi ha un esercizio commerciale e ritiene di poter rilanciare la propria attività rivolgendosi ai cravattari.
Dopo pochi mesi s'accorge non solo di non aver saldato i propri debiti, ma di dover rinunciare pure al suo negozio.
La questione Euro è di una semplicità disarmante : è una moneta che non è di nostra proprietà. Per usarla, lo Stato deve indebitarsi coi mercati finanziari (attraverso l'emissione di titoli di stato), i quali pagano, come detto, un modesto "affitto" alla BCE che a sua voltà è di proprietà della Germania, in quanto socio di maggioranza.
La politica dell'azienda produttrice dell'Euro, chiamata BCE, è guidata dagli interessi del socio di maggioranza (Germania) che ne presiede il consiglio di amministrazione.
Se usi una moneta che è tua
1) non puoi manovrare i volumi di massa monetaria,
2) non puoi stabilire il tasso d'interesse,
3) non puoi svalutare per regolare la tua bilancia dei pagamenti,
4) non puoi fare spesa pubblica, secondo le necessità di infrastrutturazione del paese.
In poche parole, non puoi decidere NULLA che riguardi la politica monetaria, fiscale, commericiale e, in generale, economica del paese.
Stiglitz ha insisto sulla pretesa riformabilità dell'Euro, ma per sua stessa ammissione (v. punto 3) i meccanismi di riaggiustamento oltre che tardivi, si sono rivelati pure inefficaci. Voi ci credete ancora ? Io no.
Stiglitz, in quella "lectio magistralis", ha riproposto il contenuto di un suo vecchio articolo, pubblicato su Project Syndacate, in cui disse che l'Euro ha bisogno di maggiore fiscale.
Peccato che non abbia avuto il coraggio di ripetere quanto aveva già dichiarato a Le Nouvel Observateur: "se non lo si può riformare, non credo che sia poi così male tornare alle vostre vecchie monete".
Un inciso che avrebbe avuto sulla platea un impatto dalle proporzioni immani e che lo avrebbe definitivamente consacrato fra gli dei dell'Economia (quella maiuscola, s'intende), in primo luogo perchè avrebbe costretto ad aprire un dibattito sulle ragioni dell'irriformabilità dell'Euro (nato con difetti di fabbrica così gravi da renderne impossibile una sua ristrutturazione) e, secondariamente, sulle ragioni di un ritorno alle valute nazionali.
Un occasione sprecata la sua e la dimostrazione non soltanto di scarsa indipendenza, ma soprattutto di concretezza nell'analisi empirica che altri suoi colleghi hanno dimostrato e lui... no.
Mi sarei aspettato anche qualche parola di censura anche sui demenziali parametri di riaggiustamento degli squilibri macroeconomici, elaborati dalla Commissione europea; dico demenziali perchè quei parametri sono stati dettati nel senso di
1) tollerare surplus commerciali più grandi dei disavanzi (+6% contro il -4%) frutto di quel messaggio ideologico mercantilista per cui chi esporta è bravo, mentre chi importa è un cretino e
2) di permettere a chi è in avanzo di prestare più di quello che i debitori possono prendere in prestito.
Ecco ... mi sarei aspettato che, da un personaggio del calibro di Stiglitz, emergessero queste verità elementari che sembrano inconfessabili, come inconfessabili sembra l'idea che l'Euro sia un progetto irriformabile: per ragioni storico-politiche legate al desiderio di dominio pangermanico che ha avuto la sua elaborazione teorica in Friedrich Nauman e, a livello economico, in Walther Funk e, soprattutto, nelle ragioni economico-creditorie della Germania, che non ha alcuna intenzione di "socializzare" le perdite e farsi rimborsare in moneta deprezzata.
Questa è la verità che pochi hanno il coraggio di dichiarare. Essere un uomo libero significa poter dire la verità e ieri Stiglitz ha dimostrato di non esserlo.
Nessun accenno poi all'idea che un Paese possa uscire unilateralemente, nè all'unione bancaria.
Sulla base di queste considerazioni, mi è parso persino vacuo e stucchevole - alla fine del suo intervento - quel richiamo al giuramento d'Ippocrate: il malato (l'Eurozona) sta morendo e e se si vuole salvare il salvabile il tumore va estirpato e non geneticamente mutato.
Nessun commento:
Posta un commento