Sono parole straordinariamente condivisibili, in linea con le conclusioni della più autorevole letteratura scientifica economica e che offrono una lettura di sorprendentemente attuale rivelatrice di una perfetta conoscenza dei meccanismi dell'attuale crisi.
Parlando della discussione maturata attorno
al progetto di Unione Monetaria (all'epoca lo SME) dichiarava "... Nella fase finale,
sono affiorate e prevalse forzature di varia natura, venute da una
parte sola, cioè da color che hanno premuto per l'ingresso immediato
dell'Italia nell'Unione Monetaria.
Pressioni viziate da schemi o calcoli che prescindevano da una valutazione obiettiva dei termini del problema.
Pressioni viziate da schemi o calcoli che prescindevano da una valutazione obiettiva dei termini del problema.
Ponemmo il problema
delle condizioni in cui l'euro avrebbe potuto nascere come strumento
valido e vitale al quale l'Italia avrebbe potuto aderire fin
dall'inizio.
Quello delle
garanzie da conseguire affinché l'euro possa avere successo,
favorire un sostanziale riequilibrio all'interno dell'Unione
europea... è un rilevante problema politico.
Le esigenze poste da
parte italiana non riflettevano solo il nostro interesse nazionale:
la preoccupazione espressa dai nostri negoziatori fu quella di dar
vita ad un sistema realistico e duraturo in quanto (citando le
parole del ministro del tesoro e del governatore della Banca
d'Italia) “un suo insuccesso comporterebbe gravi ripercussioni sul
funzionamento del sistema monetario internazionale e sulle
possibilità di avanzamento della costruzione europea”.
Ma dal vertice è
venuta solo la conferma di una resistenza dei Paesi più forti,
della Germania, e in particolare della banca centrale tedesca ad
assumere impegni effettivi e a sostenere oneri adeguati per un
maggiore equilibrio tra gli andamenti delle economie di Paesi della
Comunità.
E' così venuto alla
luce un equivoco di fondo: se il nuovo sistema debba
contribuire a garantire un più intenso sviluppo dei Paesi più
deboli della Comunità o debba servire a garantire il Paese più
forte ferma restando la politca non espansiva della Germania,
spingendo l'Italia alla deflazione
Queste valutazioni
sono a noi apparse tali da giustificare .. una scelta che …
escludesse l'entrata in vigore dal primo gennaio nell'euro, tanto più
in presenza di una analoga decisione della Gran Bretagna (c.d. opting
out n.d.s.) con tutto ciò che questa decisione comportava e comporta.
.. noi siamo dinanzi
a una … unione monetaria le cui caratteristiche rischiano per lo
più di creare gravi problemi ai Paesi più deboli che entrino a
farne parte....
Se è vero che le
frequenti fluttuazioni dei cambi costituiscono una causa di
instabilità, è vero anche che sono il riflesso di profondi squilibri
all'interno dei singoli Paesi.
…
Onorevoli colleghi,
in quest'aula si è parlato (vi si è riferito poco fa anche il
collega Cicchitto) delle sollecitazioni e delle assicurazioni
pervenuteci dai governi amici.
Queste
sollecitazioni confermano l'esistenza di un reale e forte interesse
degli altri Paesi membri della Comunità ad avere l'Italia al più
presto presente nell'euro... .. bisogna sbarazzarsi di ogni residuo
di europeismo retorico e di maniera ...
Se oggi, comunque,
tra i fautori dell'ingresso immediato circolasse il calcolo di far
leva su gravi difficoltà che possono derivare dalla disciplina del
nuovo meccanismo di cambio europeo per porre la sinistra ... dinanzi
a una sostanziale distorsione della sua linea ispiratrice, dinanzi
alla proposta di una politica di deflazione e di rigore a senso
unico, diciamo subito che si tratta di un calcolo irresponsabile
velleitario”.
E' un'analisi
lucida, razionale (Feldstein gli fa un baffo !) condivisibile, rappresentativa della
situazione attuale e che documenta una perfetta conoscenza di tutti i
problemi che affrontiamo oggi:
la volontà egemonica della Germania, la conoscenza di significative asimmetrie economiche fra le economie reali, che avrebbero dato luogo alla deflazione per riaggiustare quegli squilibri commerciali che sono alla radice di questa grave crisi economica..
la volontà egemonica della Germania, la conoscenza di significative asimmetrie economiche fra le economie reali, che avrebbero dato luogo alla deflazione per riaggiustare quegli squilibri commerciali che sono alla radice di questa grave crisi economica..
Sarei curioso di
sapere quali motivi siano sopravvenuti, da allora ad oggi, per ingenerare in
Napolitano questa inversione di rotta... ma forse sarà lavoro per
gli storici.
Di qui la mia totale condivisione alle parole di Marco Mori (qui trovate il suo testo integrale) e segnatamente del seguente passo:
"Napolitano dunque è e resta il peggior presidente della storia repubblicana (sacrosanta espressione del legittimo diritto di critica dell'esponente). Mai si era infatti visto un PdR che chiedesse intenzionalmente di cedere la sovranità nazionale a terzi infischiandosene del fatto che, ex art. 1 Cost. detta sovranità appartenga in realtà al popolo.
Inoltre si rammenta che tra i doveri costituzionalmente tutelati di ogni cittadino rientra anche quello di difendere la patria: "La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino" (art. 52 Cost.)
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