La risposta è sì, occorre farne un post per analizzare il significato che oggi queste patologie sociali assumono nel clima recessivo di scarsità delle risorse (tema che preannuncio fin d'ora sarà oggetto di separata trattazione): questi disvalori assumono, infatti, un profilo particolarmente odioso e insopportabile (sono risorse sottratte al buon funzionamento del sistema !), ma sono funzionali all'ideologia per cui lo Stato è il Nemico dei cittadini, è il prevaricatore dei diritti individuali e va ridotto ai minimi termini.
Tassazioni sempre più asfissianti e burocrazia sempre più cavillosa e onnipresente acuiscono il sentimento di autentico odio di cittadini e imprese contro le istituzioni nazionali e sono pronti, per questo, a consegnare le "chiavi" della loro sovranità all'Europa che, in cambio, chiede loro maggiori sacrifici, in nome di quella dissipazione perpetrata all'interno dei loro spazi sovrani da quelle classi politiche c.d. digerenti.
Si assiste dunque ad un pericoloso "corto circuito della democrazia": la popolazione (alludo a quella italiana), tradita dai suoi rappresentanti, è prona all'UE, a mettere " la testa sopra il ceppo ", a legittimare quelle politiche di austerità che si abbattono come una vera scure che condannano alla morte un'interna nazione.
Ecco allora che le riforme devono essere assunte sotto il ricatto dello spread dei mercati, sotto la logica della perenne emergenza che sottrae al dibattito democratico la scelta migliore che deve essere assunta nell'interesse del Paese, perchè la crisi economica assurge a metodo di governo e di disciplinamento della popolazione che dev'essere costretta ad accettare meno diritti.
Si profila dunque una lucida strategia in cui s'interviene sull'opinione pubblica che dev'essere incattivita, condotta al ripudio delle proprie istituzioni nazionali (lerce e corrotte), si disattivano gli strumenti normativo-costituzionali che si sono affermati nel continente europeo e s'incardina un nuovo assetto strutturale privo di controllo e di legittimazione democratica.
Questo progetto è chiaramente già in itinere: gli stati dell'Eurozona sono stati espropriati della loro sovranità monetaria, i Parlamenti nazionali già da ora non possono discutere della legge finanziaria elaborata dal Governo se non ha prima superato il vaglio ed ottenuto l'approvazione della Commissione Europea. Questi sono solo alcuni esempi, ma esplicativi del progressivo smantellamento interno delle sovranità nazionali.
Siamo certi di aver chiaro che la degenerazione dell'apparato statuale non sia riconducibile all'assetto normativo costituzionale, ritenuto (erroneamente) sorpassato, inadeguato ?
Le riforme che in questi anni si sono susseguite, in nome della semplificazione dei procedimenti e dei controlli statali sugli atti delle Regioni ed Enti Locali, sono in realtà degenerate in una vera sottrazione di controlli preventivi statali e sono culminate con la riforma del titolo V della Costituzione. (Regioni, Province e Comuni).
Non c'è dunque da meravigliarsi se gli scandali di questi anni abbiano riguardato principalmente Consigli regionali (caso Fiorito) o, per restare sulla cronaca, il Comune di Venezia (scandalo Mose) o l'Expo di Milano.
Dati alla mano dimostrano che la situazione di scandali e corruzioni è gravemente peggiorata da quando, attraverso la riforma della Costituzione, sono stati rimossi quei controlli preventivi statali, aderendo a quei principi chiesti e voluti dall'Europa: mi riferisco al principio di sussidiarietà, tale per cui in caso di sovrapposizione di funzioni fra Stato e Regione, l'ente gerarchicamente sottordinato assolve quel determinato compito in luogo dell'ente sovraordinato.
Su questi dati non c'è molto da obiettare: la Banca Mondiale, attraverso il suo Rating of Control of Corruption, conferma il peggioramento dell'indice di corruzione nell'Unione Europea, in cui non si salvano nè le istituzioni europee, nè la Germania (si vedano le tangenti della Thyssen-Krupp in Grecia, lo scandalo corruzione della Siemens o quelli a luci rosse di Hartz).
E' questa la realtà a cui dovremmo agganciarci ? Dobbiamo ridere o piangere ?
Diventa dunque indispensabile ridefinire compiti e funzioni dello Stato contemporaneo, che ha il dovere non soltanto di rinsaldare quei rapporti di solidarietà ed unione che legano i suoi componenti, ma anche di riposizionarsi nei rapporti con i suoi cittadini, attivandosi per rimuovere tutti quegli ostacoli economico-sociali che si frappongono all'effettiva uguaglianza sostanziale.
Se lo Stato non recupera il valore della sua ragion d'essere, di struttura che ha il dovere di realizzare razionalmente i fini prescritti dalla Costituzione, mediante la crescita della ricchezza collettiva attraverso politiche di espansione di spesa pubblica per il raggiungimento del pieno impiego, non avremo più alcun futuro.
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