Ci ritorneremo più volte su questo tema: i difetti di fabbrica insanabili del Trattato di Maastricht.
Quello che mi preme ora ricordare è che il trattato europeo fra le tante anomalie, contiene la clausola di "no-bailout" che impedisce la sospensione temporanea delle regole europee per aiutare i paesi in difficoltà.
A questa si aggiunge l'indipendenza della BCE da qualsiasi istituzione europea. Questa autonomia costituzionale, attribuita nel Trattato dell'Unione alla BCE, non si rinviene affatto negli USA, ove la FED ha l'obbligo semestrale di rendicontazione del suo operato (di politica monetaria) nei confronti del Senato.
La complessità e le diversità dei sistemi economici riuniti nel "club dell'EZ" è ridotta alla valutazione di un solo indicatore: l' inflazione unica e valida per tutti i paesi. Un assurdo, figlio della ideologia monetarista che identifica la moneta come "causa" diretta dell'aumento dei prezzi.
Accanto a questo, si aggiunga l'assurdita di un criterio di gestione degli equilibri economici, sociali e politici attraverso l'introduzione del patto di stabilità che nulla dice sulle cause di squilibrio dei bilanci pubblici, nulla dice sulle misure preventive di controllo, ma trasferisce sulla collettività quelle misure di riequilibrio determinate dai deficit.
Va da sè, a questo punto, che sfruttando le asimmetrie economiche, c'è chi come la Germania abbia "giocato" al ribasso per fondare il "successo" del proprio modello mercantilista. Gli squilibri commerciali diventano quindi l'effetto inevitabile del problema. Il detonatore della crisi risiede nei fondamentali dell'economia reale (indebitamento privato). Se i conti esteri non sono in equilibrio, ci si espone ad attacchi speculativi a cui si può rispondere svalutando (se si dispone di sovranità monetaria) o comprimendo i salari, l'occupazione e i prezzi.
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